Ernesto Dolvi, da Scampia al successo in TV a ritmo di sax.

Ernesto Dolvi

Tra i finalisti della nona edizione di Italia’s Got Talent, c’è un talento tutto made in Napoli. Con il suo sax ha letteralmente stregato i quattro giudici del talent, andato in onda su Sky Uno. Le sue esibizioni hanno suscitato profonda emozione, portandolo fino alla finale del programma TV. Ernesto Dolvi, ci ha raccontato il suo cammino professionale, partito dalla Napoli “difficile”, ed ora proiettato verso ambizioni traguardi.

Ernesto, Innanzi tutto raccontaci come nasce la tua passione per la musica e come ti sei avvicinato al sassofono?

L’amore per la Musica è nato all’età di 10 anni. Sentii il suono di questo strumento dalla banda del paese, non sapevo come si chiamasse ma sapevo solo che volevo suonarlo a tutti i costi.

Da musicista per cerimonie al palco di Italia’s got talent, com’è maturata l’idea di partecipare al programma?

Diciamo che non suono solo per le cerimonie, anche se per me è una grossa scuola. Là si suona di tutto: dallo standard jazz al pezzo pop del momento, passando dal classico napoletano agli evergreen internazionali. Ogni musicista dovrebbe farlo. Sono uno ambizioso, uno che non si accontenta mai di ciò che ha. Ho composto anche alcune melodie. L’idea di partecipare l’ho maturata un pomeriggio. Stavo sul divano, guardando il mio smartphone. Mi usci uno spot e subito pensai “perché non provarci?”. Sicuramente è in occasione per portare la mia musica fuori!!!

Mara Maionchi, Federica Pellegrini, Claudio Bisio, Frank Matano. Nei loro campi, quattro mostri sacri. Com’è stato l’impatto nel avere i 4 giudici davanti? Chi di loro ti ha colpito di più?

Emozione pura! Claudio è una persona eccezionale. Sa trasmetterti tanto anche solo con il suo sorriso disarmante. I complimenti di Mara so stati quelli più belli. Lei impazzì per il mio modo irruento di suonare, ma sopratutto per la mia voce di sax. Loro due mi hanno colpito di più, ma anche Frank è di una semplicità e allegria unica.

Difatti, al termine della tua esibizione, Mara Maionchi ti ha detto “Tu suoni con il cuore, con la pancia…insomma c’è tutto li dentro”. Frank Matano ha affermato “suonare come fai tu, salva le persone”. La tua musica racconta la tua storia. Sei cresciuto a Scampia, in uno dei quartieri “difficili” di Napoli. Quanto è complicato, per un musicista, partire da un ambiente difficile come quello in cui sei nato, ed emergere?

Si, Mara è una che sa il fatto suo. La musica italiana deve tanto a lei e al marito.E’ una che non la freghi quando suoni. Io dico sempre, “il difficile non è saper suonare ma è saper dare alle persone”, se con lo strumento emozioni allora sei sulla strada giusta. Frank ne sa qualcosa. Anche lui viene dalla periferia dalla provincia, quindi sa bene le difficoltà che una persona ha oggi per uscire dal ghetto.

Cosa ti ha lasciato l’esperienza televisiva? E’ stato difficile affrontare le telecamere?

Mi ha lasciato sicuramente tanta notorietà. La gente ora ti riconosce (anche se è imbarazzante per me). Affrontate la telecamera no. Per me suonare per una sola persona o stare in tv al Madison Square Garden ha la stessa importanza. Suono con la stessa voglia, grinta, concentrazione.

Parliamo del futuro, dove ti vedi tra 10 anni? quali sono i prossimi passi, in ambito professionale?

I prossimo passo è l’uscita dal mio disco, a cui sto lavorando. Tra 10 anni mi vedo in giro a suonare, che è la cosa che a me piu piace fare. Vorrei aprire un centro di “impegno” per i giovani diseredati. Un posto dove possono stare h24, impegnati in qualsiasi forma d’arte e non distrarsi per strada.